| Eccooomi quiii, posto una mia one-shoot scritta parecchio tempo fa, l'unica su GG per il momento; la scrissi appena finii di vedere questa fatidica puntata della seconda stagione..Non vi dico nemmeno qual è, è troppo palese xD Lo stato d'animo era decisamente "depresso-VoglioScoparmiChuckBass", quindi è una ff decisamente insolita per me, e per il mio modo di scrivere. Credo avrete modo di verificare voi stessi, quando posterò dell'altro xD Vi avviso, non è un granchè e non lo dico per falsa modestia, ma perchè sinceramente ho scritto di molto meglio ù_ù Comunque la posto;;
The Missing Piece I Need -Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato. Mi sono distratto tutta l’estate…Speravo di dimenticarti ma non è così.. -E? -Avevo paura. Paura che se avessimo passato l’estate insieme, da soli..Avresti visto… -Visto cosa? -Me.Ti prego, non andare con lui. -Perché?Dammi una ragione..E “Io sono Chuck Bass” non basta. -Perché non vuoi farlo… -Non basta. -Perché anch’io non voglio… -Non basta! -Che altro può esserci? -Il vero motivo per cui dovrei restare qui e non salire su quella macchina.Tre parole, sette lettere…Dille, e sono tua. -Io…Io… -Grazie. Non devo sapere altro… E sono salita. Salita su quella maledettissima macchina rossa, sorridendo. Strappando con forza il mio cuore dalla sua bocca, dalle sue mani, da lui. Riprendendomi quel brandello di dignità, perduta nell’ultima settimana con la disperata ricerca di un fidanzato fantoccio. E svoltando con l’auto, lo vedo. Ancora lì, su quei gradini. Forse incredulo, forse rassegnato. Ma senza me. Riesco quasi a vedermi, da fuori. In questo momento è come se fossi una semplice spettatrice, che osserva Blair Waldorf ridere, scherzare, flirtare con Marcus, impassibile. Come se Chuck Bass non mi avesse chiesto di restare con lui. Come se non avessi visto, nei suoi occhi, quella scintilla, la stessa identica scintilla che aveva quella sera, al Victrola. La sera che ho perso la mia verginità in una limousine, con lui. La sera che il mio cuore ha capito, prima di me, di essere incondizionatamente e unicamente suo, di Charles Bass. A poco è servito il tempo, a poco è servita l’Europa, a poco è servito Marcus. Il dolore, lancinante, mi ha piegata in ginocchio, lacerata, consumata, mi ha spogliata delle mie sicurezze e convinzioni, lasciando il mio cuore nudo, freddo, spezzato. E non era tanto la consapevolezza di lui nel letto di mille altre donne senza nome, non era questo. Io sono la sola, ed unica, per lui, per quanto possa fare sesso con mille e mille ragazze. Ma ciò che mi dilaniava, e che tuttora mi squarcia il petto, era la consapevolezza che non avrebbe mai rinunciato a sé stesso per me, per quanto mi amasse. Perché Chuck Bass mi amava, mi ama. Ma il fatto stesso di non ammetterlo, di non dirmelo, è la testimonianza di quanto sarebbe un errore tornare con lui. E poco importa delle stelle. Le guardo, lassù, mentre il vento mi sferza i capelli. Sembra quasi ridano di me, mentre fingo con me stessa e con il mondo intero di stare bene, quando invece dentro di me un urlo silenzioso e insistente mi squassa il petto. -Belle vero?- Marcus distoglie lo sguardo dalla strada per un istante, ammiccando. Distolgo lo sguardo dal cielo, e lo guardo negli occhi, compiaciuta. -Si, stupende. E’ davvero una splendida serata. Prendo un respiro, ricacciando indietro le lacrime che vorrebbero sgorgare libere, e per camuffare il momento di debolezza fingo di cercare qualcosa nella borsa. -Ahi! Tiro subito la mano fuori dalla pochette. Un gocciolina di sangue sporca il mio indice candido. -Cosa succede? Marcus, fin troppo gentile, accosta. -Niente, mi sono punta. E, ironia della sorte, la spilla, la mia inseparabile spilla, ha colpito ancora. Questa volta mi si è ritorta contro, pungendomi il dito. Un segno , ai miei occhi, chiaro ed evidente. La mia è la giusta punizione per non aver seguito il cuore. Ma sono Blair Waldorf, e, che ci crediate o no, anche io ho paura di me stessa. Fuggire, dopotutto, è sempre la soluzione più facile. Perché ho ripromesso a me stessa che mai più avrei sofferto per Chuck Bass, dopo quest’estate. Ma non c’è tempo per le riflessioni. L’estate è finita, e io sono la Queen Bee, e nemmeno Chuck Bass potrà fermarmi.
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