Blair Waldorf™'s Fan Fictions, Le mie creazioni

« Older   Newer »
  Share  
Blair Waldorf™
view post Posted on 23/8/2008, 11:28




Mi sono finalmente decisa a postare le mie creazioni...pareri, consigli e giudizi sono naturalmente ben accetti! ^_^ Anzi: ci devono essere! :P

-------------------------------------------------------------------------------

UNA FAN FICTION (LA MIA PRIMAAAAAAA) INCENTRATA SULLA COPPIA BLAIR/CHUCK.
SI SVOLGE NEL CORSO DELLA PUNTATA 1X13, DURANTE L’INCONTRO DI BLAIR E CHUCK AL LOCALE.
HO RIPETUTO LO STESSO PUNTO DELLA STORIA VISTO PERO’ DA DUE “ANGOLAZIONI” E PUNTI DI VISTA DIVERSI: PRIMA QUELLO DI BLAIR E POI QUELLO DI CHUCK.
HAVE FUN E…BUONA LETTURA!

DON’T STEAL MY CREATION, PLEASE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Blair Waldorf™



TITOLO: “ FARFALLE”


BLAIR

“Avevi un certo fascino quando eri bella, delicata e inviolata. Ma ora sei come uno di quei cavalli arabi che aveva mio padre. Cavalcato un po’ e poi messo da parte. Non ti voglio più”.
Non posso credere che lui mi stia dicendo questo…Rimango in silenzio, zittita dalle sue parole che come una lama di coltello mi hanno ferito nel più profondo anche se vorrei tanto non darlo a vedere.
Chuck Bass ha detto A ME, Blair Waldorf, che non mi vuole più…
“Io non ti voglio più, Blair”
Quest’ultima frase mi rimbomba ancora nella testa, in questo momento così vuota. Vorrei alzarmi, girare i tacchi ed uscire da questo locale senza profferir neanche parola, lasciandolo lì come un verme a vergognarsi di essere nato e di chiamarsi Chuck Bass.
Invece non è quello che faccio esattamente. Rimango ancora lì, in silenzio, taciturna mentre la gente si muove intorno a noi, parla, chiacchiera e ordina da bere, incurante di tutto e soprattutto di me…
Sono venuta qui nella speranza che almeno lui sarebbe stato in grado di darmi un po’ di conforto, di offrirmi anche se a suo modo una spalla su cui piangere…Tutti e tutto mi hanno abbandonato alla fine, ed ora dopo questo suo rifiuto così inaspettato ed improvviso mi sento ancora più abbandonata di prima…
Ero quasi convinta che l’unica persona che mi era rimasta fosse Chuck, proprio quel Chuck che ha fatto di tutto pur di rendere la mia vita un vero inferno, quel Chuck geloso di me e di Nate, quel Chuck che al Ballo delle Debuttanti ha fatto di tutto per far uscire fuori di scena Nate per passare la serata con me…Questo ragazzo che mi sta davanti è lo stesso della sera del mio compleanno, che mi confessò di sentire le farfalle nello stomaco?
No, non è lui.
Fisso i suoi occhi vuoti, inespressivi, mentre si scola quel che rimane del suo drink.
Mentre lo guardo, improvvisamente giungo ad una immediata conclusione: dietro a quella camicia ordinata, alla giacca ben stirata e al viso pulito da figlio di papà c’è un demonio…Mi ha solo irretita e ora mi sta buttando via, come fa con tutte le altre: prima corteggia, ci passa un po’ di tempo e poi “Sei scaricata, baby…E’ stato bello…Arrivederci e grazie”.
Non so quanti minuti sono passati da quando Chuck ha parlato, io mi alzo di scatto, raccolgo la mia borsetta che avevo adagiata sul tavolo e sparisco momentaneamente alla sua vista, ma in maniera permanente anche dalla sua vita.
“Addio Chuck Bass” avrei tanto voluto dirlo ma mi limito a pensarlo mentre spingo la porta del locale ed esco in strada.
Andrò in Francia, da mio padre e Roman, e mi riprenderò la mia vita…sì, lo farò: io sono forte, io non piango, io sono una Waldorf…
Una lacrima scivola sulla guancia e poi si rifugia sul mento, con la mano la uccido per sempre, strappandola dal mio viso, proprio come ora ho strappato Chuck dal mio cuore…

CHUCK

“Avevi un certo fascino quando eri bella, delicata e inviolata. Ma ora sei come uno di quei cavalli arabi che aveva mio padre. Cavalcato un po’ e poi messo da parte. Non ti voglio più”.
L’ho detto sul serio.
Mi accorgo di averlo detto dopo averla guardata in viso: bella e sola, e dopo la mia frase ancora più sola di quando è arrivata qui all’improvviso…
In fondo sapevo che dopo la giornatina che ha avuto sarebbe venuta da me, ed è per lo stesso motivo che questo pomeriggio non ho fatto altro che trovare qualcosa, una frase, da dirle.
E devo dire che l’ho trovata.
Ne ho scritte quasi un centinaio e un miliardo di volte su fogli di carta che poi ho stracciato. Chuck Bass che scrive letterine? Tutti quelli che mi conoscono prenderebbero un colpo e avrebbero di che parlare per un mese…
“Mi dispiace, sono uno stronzo…” “Scusa, ma era giusto così in fondo” “Noi due non siamo fatti per stare insieme, ho sbagliato tutto…”
Queste le frasi più ricorrenti che mi hanno occupato la mente tutto il pomeriggio. Non sto tentando di farla innamorare di me, al contrario: sto tentando di dimenticarla, di allontanarla…
E’ così inspiegabile quella sensazione che ho provato nel vedere lei e Nate insieme la sera del Ballo delle Debuttanti, appartati nel buio a baciarsi…è così inspiegabile che non ho provato a spiegare a nessuno quello che sento anche adesso che la sto perdendo e probabilmente per sempre: la stessa sensazione di quella sera..
E non parlo di vendetta, bensì di dolore…pensarlo mi fa sentir strano: chi l’avrebbe mai detto che proprio io, Chuck Bass, si sarebbe innamorato di una donna prima o poi? Chi avrebbe mai pensato di innamorarsi di una sola donna quando poteva averne una ventina e sempre diverse di giorno in giorno? Non sicuramente io, fino a qualche settimana fa…
La guardo convinto, serio, fingendo disprezzo, noncuranza. Tracanno in un sorso ciò che rimane del mio aperitivo. Ce la posso fare: l’alcool è l’unico che può aiutarmi a dimenticare, in questo momento…non ho bisogno d’altro…
“Io non ti voglio più, Blair” le dico poi, guardando il bicchiere ormai vuoto e poi lei.
A questo punto lei rimane ancora un attimo con lo sguardo perso su di me e poi nel vuoto di questo locale.
Dopodiché si alza e senza dir nulla esce. Riesco ancora a vederla attraverso le porte a vetro del locale, mentre è girata di schiena nella mia direzione e sta chiaramente aspettando un taxi per andare chissà dove…
Ecco: l’ho perduta per sempre…e lei non mi ha mai amato come la amo io…ma quello che sento io per Blair Waldorf è amore? Chi può dirlo?
“Mi ha respinto e poi ha scelto di nuovo Nate…ora però ha perso anche lui”. Piccola soddisfazione personale.
“Un doppio Gin Tonic” ordino al cameriere con il mio solito fare spavaldo “ehy…ho detto doppio” gli ripeto.
Doppio: per affondare al doppio della profondità i miei dispiaceri.
Mi dispiace molto Blair…ma vederti lì, tu e Nate insieme…E poi sospettavi di essere incinta quando nel giro di una settimana hai mollato Nate e preso me e poi mollato me e preso Nate.
Mi dispiace ma è meglio così...Non ti voglio più…
Bevo il doppio Gin Tonic tutto d’un soffio. Mi gira la testa.
Ora mi sento meglio.
Blair sale sul taxi appena arrivato: la vedo dalla porta di vetro… e su quel taxi se ne va definitivamente anche ciò che rimaneva del mio cuore, con il quale già avevo fatto i conti giorni prima.
“Tanto io non ti voglio più Waldorf…” mi dico sussurrandolo quasi a me stesso.
Ma… le farfalle nello stomaco io le sento ancora.
“Un Tequila Boum Boum, prego”.
-----------------------------------------------------------------
 
Top
{Summer}
view post Posted on 30/8/2008, 13:11




Letta... a me piace molto, soprattutto il titolo: molto azzeccato...
E poi diciamo che è un'analisi psicologica del personaggio di Chuck, che purtroppo ancora non abbiamo visto in Gossip Girl direttamente, ma che capiamo che è molto confuso nei confronti di Blair..
Che dire, molto scorrevole e profonda :D
 
Top
Blair Waldorf™
view post Posted on 31/8/2008, 22:45




Grazie per tutti questi complimenti ^______^ Posterò pian piano anche le altre, visto che alcune non le hai magari mai lette! :P
 
Top
___BlairWaldorf
view post Posted on 24/10/2008, 20:00




Che bella *-* dico davvero, mi piace.
 
Top
Blair Waldorf™
view post Posted on 24/10/2008, 23:15




Grazie mille ^____^ Molto gentile...ne ho altre: se volete le posto, se vi interessa leggerle :)
 
Top
Blair Waldorf™
view post Posted on 11/11/2008, 20:11




Eccovi un'altra FF incentrata sul rapporto Serena/Dan...


QUESTA FAN FICTION E’ DEDICATA ALL’UPPER EAST SIDE, AL SUO FAVOLOSO MONDO, E SOPRATTUTTO SI CONCENTRA SULLA COPPIA SERENA/DAN ANCHE SE NON E’ LA MIA PREFERITA…MI ISPIRAVA IMMAGINARE LA FESTA ALLA QUALE DAN DICE CHE SI SONO CONOSCIUTI NELL’EPISODIO DEL RINGRAZIAMENTO DURANTE I RETURN-BACK AL RINGRAZIAMENTO PASSATO…NATURALMENTE E’ NARRATA SOTTO IL PUNTO DI VISTA DI DAN HUMPHREY.
BHE’, IO HO SOLO IMMAGINATO UNA SITUAZIONE IPOTETICA…

BUONA LETTURA!


DON’T STEAL MY CREATION!!
Blair Waldorf™



TITOLO: SCONTRO CON L’ANGELO


5 SETTEMBRE, UPPER EAST SIDE, ore 22:35

I mille ragazzi dai vestiti variopinti e ancora sbracciati, scollati e leggeri segno di un’estate, per loro, interminabile.
Le luci vagamente soffuse.
La musica leggermente a palla.
I tavoli della sala ricchi di ogni ben di Dio, mai visto sui tavoli della mensa scolastica o del centro giovanile.
Jenny mi tira per un braccio. La guardo con un’aria vagamente annoiata: l’unica cosa che vorrei in questo momento è prenderla, portarla a casa e andare a terminare gli ultimi compiti delle vacanze perché fra pochi giorni inizia il nuovo anno scolastico.
Ed inizia anche il nuovo anno scolastico per tutti questi ragazzi alla Constance Billiard, solo che per loro l’estate continua con almeno un’altra decina di feste prima che ricominci seriamente il primo semestre.
Mi siedo su un divanetto all’angolo più buio e remoto della sala: non voglio che qualcuno mi veda e capisca che sono fuori posto, che non sono stato invitato da nessuno e che mi sto pure annoiando a morte: a me questi eventi non piacciono affatto, ne fare volentieri a meno se non fosse per la piccola J.
Ragazzi che ballano, ragazzi che bevono super alcolici al minibar, ragazzi che mangiano, ragazzi che flirtano, ragazzi che si fumano le canne in balcone.
Diciamo che c’è proprio un po’ di tutto.
Jenny mi tira ancora per il braccio, vedendomi sul divano: “E dai…andiamo a divertirci! Per una volta che siamo riusciti ad entrare ce ne stiamo qui seduti?” mi chiede, quasi ansiosa di divertirsi insieme a quelle ragazze tutte griffate e ingioiellate, dai vestiti corti e pieni zeppi di pailettes.
Le sorrido. Come poterle dire di no?
Ha sempre desiderato venire qui, alle feste dei nostri compagni di classe: chi sono io per toglierle questo piccolo sfizio?
Chiaro: suo fratello, Dan Humphrey.
Il timido Dan Humphrey. Lo sfigato Dan Humphrey. Il cupo Dan Humphrey. Il poeta maledetto. Il ragazzo invisibile.
“Su….andiamo a saccheggiare il bouffet!” le dico, fingendo allegria, e dirigendomi con una entusiasta Jenny al tavolo del cibo.
Prendo una fetta di quella che al buio sembra somigliare ad un dolce, una torta. Sarà piena zeppa di cocaina ed eccitanti oppure è solo una leggenda metropolitana?
Jenny continua a guardare le ragazze che al centro della sala si scatenano. Vorrebbe tanto essere una di quelle ragazze ed io lo so bene.
Per un momento fisso il lampadario della sala: è incredibile, enorme e tutto tempestato di cristalli, swarovsky e diamanti…suppongo proprio sia tutto vero, nulla di finto!
In fondo siamo nell’Upper East Side, mica in un quartiere qualsiasi di Manhattan.
Mi giro lentamente per prendere una bibita e subito urto qualcosa, o meglio: qualcuno.
Senza nemmeno guardare chi ho urtato con così tanta violenza, subito mi scuso: “Oh, dio santo…mi dispiace, non volevo…”.
Mi giro e mi trovo davanti una ragazza stupenda. La più bella che abbia mai visto. Una creatura meravigliosa.
Bhè, è bionda, alta, sorriso mozzafiato, vestitino di Marc Jacobs…è certamente Serena Van Der Woodsen, una delle ragazze più popolari di tutta la scuola. Bella, popolare, la sua vita è tutto un gossip: me ne parla sempre Jenny che legge ogni giorno il blog di Gossip Girl sul suo pc portatile dopo scuola.
Sono senza parole.
L’avevo già vista a scuola ma non ci siamo mai presentati e sono sicuro che lei non si sia mai accorta di me, come capita molto spesso a quelli come lei, a quelli del suo ambiente.
Mi sono scontrato con un angelo.
“Senti, scusa…” bofonchio mentre lei mi guarda con il vestitino mezzo bagnato: nell’urto le ho versato il contenuto del bicchiere che aveva in mano tutto addosso.
Sono ancora più dispiaciuto.
“Sono un idiota” dico, afflitto.
“Sei un idiota cortese!” esclama lei “perché non mi versi ancora qualcos’altro? Sai, avevo sete e ancora ne avrei” mi sorride.
E’ fantastica. E mi sorride anche.
Le verso la prima cosa che mi capita a tiro: “Ecco a te…e scusa ancora” le dico.
“Ciao” mi dice semplicemente, allontanandosi con una ragazza dal viso asiatico. Sarà una sua amica.
Mi sento assurdo pensando che avrei davvero sperato che fosse rimasta a chiacchierare con me. Ma figurati…lei con uno sconosciuto come me? Mah…che illuso, Dan!
Mi dirigo verso Jenny che nel frattempo ha incontrato una sua compagna di corso di francese e sta parlando con lei di chissà quale congettura femminile. Bambole? Pettinini? Trine? Trucchi? Chissà quale diavoleria…
Decido di lasciarle la sua privacy con la sua amica ed esco sul balcone: dentro la sala non si respira…
Fuori un gruppo composto da qualche ragazzo sta fumando allegramente una canna, passandosela a turno.
Mi avvicino al parapetto e origlio i loro discorsi: di cosa parleranno i rampolli dell’Upper East Side? Di Sport? Soldi? Cavalli? Scuola?
“Dovresti portartela a letto…state insieme da una vita e tu ancora non te la sei scopata…ma dico: sei fuori?”
“Io…non credo che lei sia pronta…”
“Invece io dico di sì: ce l’ha scritto in faccia!”
“Dici?”
“Dico! Dico! Svegliati Nate”
Quel ragazzo allora dev’essere Nate Archibald. Figlio di un uomo d’affari molto conosciuto come “Il Capitano”. Tutti lo conoscono e tutti lo stimano: è il tipico bravo ragazzo, tutto scuola, casa e parties. Non credo che i suoi ricchi genitori sappiano però che nel tempo libero le canne fanno da padrone nella vita di Natie.
“Io quella biondina me la farei pure se stessi morendo…caspita che pezzo di…!” dice il ragazzo accanto a Nate. Ha l’aria spavalda, viziosa, suppongo sia il suo amico storico, Chuck Bass, anche lui figlio di papà fino all’ultimo capello che ha in testa. Il padre è ancora più popolare del Capitano.
E queste sarebbero le discussioni-tipo di un ragazzo ricco dell’Upper East Side? Dio, che squallore…che povertà di contenuti…
Entro nella sala e mi siedo sul divano di prima. Sono appena arrivato e già non vedo l’ora di andarmene…

ORE 23:40
Sono ancora seduto su questo divano.
La musica è ancora più alta, spacca i timpani e tamburella nel cuore.
Ho perso di vista Jenny: non la cercherò per non metterla in imbarazzo, ma spero stia bene e non sotto le grinfie di qualche assatanato miliardario.
Guardo il centro della sala.
I ragazzi si divertono, si scatenano. In una certa misura provo invidia.

ORE 00:00

La musica si è alzata. Allo scoccare della mezzanotte tutti si sono messi ad urlare.
I ragazzi che ore fa erano sul balcone a fumare ora sono entrati di colpo nella sala con bottiglie di Champagne, Vodka…Almeno quello paiono dalla posizione in qui sono rispetto alla scena.
“Belle fresche! Ora si stappa!” grida qualcuno.
Lo stappo delle bottiglie avviene in maniera veloce e fulminea: ma invece di versare i liquori nei bicchieri o nei flute, qui nell’Upper East Side c’è un’usanza ancora diversa…
In pochi istanti è il finimondo: tutti spruzzano spumante ovunque, bagnano i vicini, le ragazze, gli amici, i tavoli, i divani, il pavimento.
Che usanze tribali…
Nate Archibald ora è al centro della sala che bacia una ragazza mentre un gruppo di ragazzi li bagna dalla testa ai piedi. “Porta bene!” urlano i ragazzi alla coppia.
Vicino a me c’è tutto un movimento frenetico che prima non c’era. Localizzo Bass Junior che ha versato lo spumante addosso ad una ragazza e a quella che pare la sua gemella accanto a lei “Chardonnè…mmh…il mio preferito!” sento sibilare Chuck con voce maliziosa e vogliosa mentre si accinge a leccare via il vino dal corpo delle ragazze che ridono come due galline stupide.
Sono tutti ubriachi e hanno fumato come turchi. Cosa c’è di meglio?
Decido di andare a cercare Jenny in mezzo a questo putiferio.
Mi alzo e mi dirigo verso un corridoio a me sconosciuto. Sarà qui Jenny?
Mi guardo intorno: è ancora più buio di prima e vado a tentoni stordito dalla musica altissima e dalla coltre di fumo grigio attorno a me che mi sta seccando i polmoni gridanti pietà.
Tocco una maniglia finalmente: sarà una stanza.
Mi accingo ad entrare. La porta si apre. Non appena sembra spalancata la sento sbattere contro qualcosa di duro che, con un tonfo, crolla a terra.
Allarmato allungo la mano contro il muro e a tentoni finalmente trovo un pulsante. Lo premo. La luce si accende immediatamente.
Chi mi trovo davanti? No, diamine. L’ho fatto ancora…
“Oh, caspita…mi dispiace!!” strillo.
Serena Van Der Woodsen è di nuovo a terra: l’ho rimessa a tappeto per la seconda volta in una serata sola.
“Oh…cavolo….” La sento biascicare “Ma dove…dove…” sembra in difficoltà nel parlare. Mi precipito ad aiutarla ad alzarsi mentre lei barcolla sul pavimento.
“Ma…dove…dove hai la testa? Sei ubriaco per caso?” ridacchia con una voce che prima non aveva.
Io ubriaco? Piuttosto è lei che è ubriaca. Non mi sono mai ubriacato in vita mia.
“Stai bene? Voglio dire…ti ho fatto male?” le chiedo reggendola.
“No…” e ride ancora “sto bene…bene, sì…sto.” Ride, poi mi guarda in faccia. Mi scruta. Ha il viso corrucciato in un’espressione confusa tipica del post-ubriaco fradicio.
“Ma…ehy…sei tu…” mi punta un dito davanti alla faccia “quello del bicchiere…!”
“Ehm….sì…esatto” dico, imbarazzato. Speravo tanto che l’ubriachezza le cancellasse quel ricordo.
Dannazione che primo incontro da favola…
“Hai bisogno di ghiaccio?” le chiedo, scrutandola per vedere se ha ferite a causa della nostra colluttazione. La nostra ultima colluttazione, la seconda della serata, a questo punto.
“No….ma….senti, tu chi sei?” mi chiede confusa.
“Dan…Dan Humphrey…hai presente? Frequentiamo lo stesso corso di Matematica e l’ultimo giorno di scuola mi hai detto “Ciao, buone vacanze” …ricordi?”
“Uh…..” borbotta. Non sa neanche chi sono. Ed io che mi solo illuso che oramai mi conoscesse dopo quel veloce saluto…
“No, chiaramente non ti ricordi di me……ehm, dai ok, non importa. Perché non ti metti seduta?” le dico velocemente mentre le adagio a terra, sul pavimento.
Ha il vestitino strappato.
“Tu…aspettami qui, ok? Ti porto dell’acqua…magari ti senti meglio” provo a dirle.
“No….ehy Dan….rimani” biascica mentre si aggrappa alla mia gamba.
Sono goffo, impacciato… “Eh?”
“Dai…la doccia!” comincia a strillare spingendomi contro una grossa vasca da bagno nella stanza. “Facciamo il bagno di mezzanotte…è la tradizione!”.
E’ proprio ubriaca perduta. Come può una ragazza così bella, aggraziata, elegante e sorridente ridursi così solo per una festa? Festa del cavolo…
“Dai…non agitarti” tento di dissuaderla mentre lei mi spinge dentro la vasca con una forza inconsueta.
Si mette a ridere e apre il getto dell’acqua. Mi cade addosso. Mi bagna i vestiti buoni che avevo messo in occasione di questa prima e probabilmente ultima festa della mia vita.
L’acqua è gelida.
Sobbalzo.
Serena si mette in piedi nella vasca e mi spruzza con le mani l’acqua addosso, come si fa al mare quando arriva un’onda.
Non smette di ridere.
Quando mi credevo perduto finalmente irrompe nella stanza una ragazza dai capelli castani con un cerchietto chiaro fra i capelli. E’ la figlia di Eleanor Waldorf, quella che sta disegnando una linea di moda sperando nel successo anche se ricca stra ricca.
“Eccoti qua! Ma dove ti eri cacciata? Sono venti minuti che ti cerco da tutte le parti, Serena!” esclama sulla porta.
“Blair!!” Serena emette un gridolino saltando nella vasca e finendo irrimediabilmente immersa nell’acqua insieme a me.
“Oh, signore…dai, vieni fuori dalla vasca…ti aiuto io” dice Blair avvicinandosi alla vasca in cui siamo a mollo io e la sua amica.
Serena esce barcollante dalla vasca aiutata da Blair che le butta un’asciugamano grossa addosso.
“E tu, pervertito approfittatore vedi di andartene…come ti sei permesso di importunare una ragazza non sobria? Fai pena…cambia spacciatore o ti faccio buttare fuori” dice Blair, con tono odioso, rivolta verso di me.
Non riesco a rispondere. Rimango semplicemente a mollo nella vasca piena d’acqua.
“D…Dan? Ciao…ciao Dan” strilla Serena mentre Blair la regge e la trascina via dal bagno.
Almeno si ricorda il mio nome.
Ma lo saprà quando ci rivedremo a scuola? Io credo proprio di no…

ORE 02:08
Sono fuori in strada, con mia sorella Jenny, diretti finalmente verso casa.
“Però ancora non mi hai spiegato che ci fai tutto bagnato…” Jenny mi scruta curiosa.
“Niente…hanno sbagliato e mi hanno bagnato…nulla di importante, insomma” le dico sbrigativo.
“Ah, ok…come vuoi” mi dice lei di tutta risposta.
“Ho conosciuto una ragazza molto bella” aggiungo, ripensando all’incontro con Serena. Il mio primo incontro con una dea, un angelo…
“Fammi indovinare…Serena Van Der Woodsen?” Jenny sorride.
“Eh…che ne sai?”
“Mentre l’accompagnavano a casa strillava come una matta e gridava “Dan, Dan…”” sorride ironica “era proprio ubriachissima…poverina…”
“E così probabilmente non si ricorderà mai di me…Bella soddisfazione…” concludo.
Jenny ride.
Eppure ho la segreta speranza di rincontrarla, di parlarci ma da sobri possibilmente.
Che ne può sapere Jenny?
E mi immagino alla prossima festa di fine estate, fidanzato con Serena Van Der Woodsen, amico di Blair Waldorf, Nate Archibald, Chuck Bass…. Il pensiero mi fa ribrezzo talmente pare impossibile. Quindi neanche a pensarci…è del tutto improbabile e quello non è il mondo adatto ad uno come me, un sognatore, un poeta…
Il sorriso di Serena non riuscirò a dimenticarlo tanto facilmente…era davvero splendida nel suo vestitino color oro. Come poterla dimenticare?
Chissà se un giorno riuscirò ad uscirci almeno una volta…almeno una volta prima di morire…
Chissà…
E’ più probabile che io veda gli alieni…
Sospiro e continuo a camminare in silenzio con al mio fianco mia sorella Jenny.
Stiamo entrambi sognando di entrare in quel mondo mentre dall’altra parte siamo combattuti.
Ma io sono felice come un bambino la notte di Natale: ho visto un angelo vestito d’oro e l’ho pure buttato a terra due volte…che sia un punto d’inizio? Mah…non devo dimenticare che sono Dan Humphrey e che lei non è una Lei qualsiasi…è Serena Van Der Woodsen.
Tutto sommato stasera mi sono divertito. Grazie Jenny.


 
Top
Blair Waldorf™
view post Posted on 19/11/2008, 15:12




TRA BLAIR E CHUCK.
HO VOLUTO IMMAGINARE COME SAREBBE ANDATA DOPO LA NOTTE DEL DICIASSETTESIMO COMPLEANNO DI BLAIR, ESATTAMENTE LA MATTINA DOPO LA FESTA, IPOTIZZANDO CHE BLAIR E CHUCK FOSSERO RIMASTI LI’ PER TUTTA LA NOTTE DOPO ESSERE STATI ASSIEME.
BUON DIVERTIMENTO!

DON’T STEAL MY CREATIONNNNN

Blair Waldorf™



TITOLO: L’AFTER BIRTHDAY



Blair si svegliò con un sussulto.
Non si ricordava neanche come e quando era scivolata nel sonno profondo in cui si trovava fino a poco fa. Ricordava soltanto la tristezza, poi la rassegnazione: Nate non c’era e non si sarebbe fatto vivo nemmeno tramite telefono. Questa per lei era una sorta di sconfitta.
Si era chiusa in una camera qualunque di quella casa che stava proprio ospitando il suo diciassettesimo compleanno. Il compleanno più brutto della sua vita, come aveva detto a Chuck che si era infilato nella stanza con il suo regalo per lei: la collana che lei stessa aveva fermato da Tiffany…il pezzo più bello dell’intera collezione…quello infatti doveva essere il regalo per lei da parte di Nate: ma così ovviamente non era stato.
Non appena aveva aperto la scatola ed aveva visto quella meravigliosa collana era rimasta allibita, sorpresa, a bocca aperta: Chuck Bass si era proprio superato…
D’un tratto tutto le venne alla mente, come lo scorrere fluido di un film, di una pellicola: Chuck le aveva provato la collana, si erano baciati, avevano fatto l’amore su quel letto e poi…Blair non si ricordava cosa c’era dopo. Forse era proprio in quel punto che si era assopita, ed ora era finalmente sveglia.
Guardò il soffitto, poi sentì qualcosa muoversi accanto a lei. Si stupì. Chissà perché era convinta di essere sola in quella stanza, in quel letto…
Girò di qualche grado il viso e scorse quello di Chuck adagiato sul cuscino, i capelli arruffati e scarmigliati, ma l’aria serena come Blair non gliel’aveva mai vista. Era completamente svestito e un braccio arrivava a cingerle la vita.
Anche Blair era nuda: aveva solo quella stupenda collana addosso. Quella stupenda collana oggetto dei suoi desideri fin da quel mattino e ora regalatale da Chuck. Aveva speso proprio una bella somma per lei…Non c’era dubbio…
Non sapeva neanche che ora fosse. Mattina? Notte? Rimase comunque ferma lì, in quel letto, dove lei e Chuck avevano fatto per la seconda volta del sesso. Era proprio la sua seconda volta, dunque? La prima si era consumata nel sedile posteriore della limousine di Chuck…si ricordava bene…
Si voltò ancora una volta a guardare il ragazzo della sua “seconda e prima volta”: dormiva profondamente e non sembrava affatto disturbato. A Blair sembrò che da demonio qual’era si fosse trasformato in un dolce angelo, un dolce cucciolotto…Chuck Bass, un dolce cucciolotto??
Blair rimase allibita davanti ai suoi pensieri…non poteva sentirsi intenerita da Chuck…non poteva e non doveva. Ecco perché decise di svegliarlo: lo spinse con delicatezza: “Bass? Ehy…dormi?”. Non si svegliava. Lo spinse un po’ più freneticamente “Ehy? Sei ancora vivo?”. Chuck non si svegliava.
Blair dunque cominciò a spazientirsi: gli diede una forte sberla in testa, a mano aperta e cinque dita. Chuck Bass sobbalzò. “Che cosa?” bofonchiò. “Ti rendi conto di dove siamo, cosa facciamo e perché siamo qui?” gli chiese Blair utilizzando un tono volutamente scocciato quasi come a sembrarlo.
“Semplice…abbiamo passato la notte insieme…è così difficile da concepire per te, Waldorf?” disse Chuck, sdraiandosi di nuovo comodamente sul letto e chiudendo gli occhi un’altra volta.
“Sì, è difficile da capire…complicato da accettare…” disse Blair sospirando “ed è pure complicato accettare di averti qui, quindi bando ai complimenti e ai convenevoli del caso: alzati, vestiti e vai, caro Chuck…ti auguro una buona notte!” aggiunge, sempre con tono scocciato un po’ più sull’ironico questa volta.
“Non mi sembrava che fosse così tanto difficile da accettare di avermi qui prima…” disse Chuck ancora con gli occhi chiusi.
“Prima quando?”
“Prima…”
“Cioè? Hai perso la parola, Bass?”
“No…semmai tu hai perso la memoria, Waldorf…”
Blair rimase in silenzio, stizzita: menomale che prima Chuck Bass le era sembrato un cucciolotto…finalmente si era tornati alla consuetudine delle cose, ossia una Blair molto scocciata e un Chuck molto presuntuoso.
“Non mi sembra tu abbia disdegnato ciò che ti ho fatto stanotte…” aggiunse provocatorio Chuck.
Blair rimase zitta, fingendo di non sentire le provocazioni di Chuck.
“Forse non ti va di ricordare…allora, ti faccio un disegnino: tu che mi chiedevi di continuare, io che continuavo, tu che mi schiaffeggiavi con tutta la forza che avevi…poi cos’altro? Ah sì: avrai ripetuto il mio nome almeno una cinquantina di volte quindi escluderei che tu stessi pensando ad un altro…a Natie per esempio…” sorrise, ironico, storpiando volutamente il nome del suo migliore amico per far infuriare Blair.
“Chuck, sei uno stronzo…” disse Blair girandosi sull’altro lato.
“E poi mi fai impazzire quando mentre lo facciamo mi insulti…mi hai detto che mi odi e che…ah, sono uno stronzo, appunto…” disse Chuck di rimando.
“E infatti sei uno stronzo…”
“Sì…ma uno stronzo che a te piace…”
“Questa chiacchierata è durata fin troppo, Chuck…vai a casa” tagliò corto Blair.
“Vai a casa tu…io sono stanco e rimango qui…”
Blair stizzita si alzò, cominciando a cercare la sua biancheria intima e il suo vestito nero.
Mentre rovistava a terra, Chuck si sporse per guardarla nuda, chinata a raccogliere i vestiti da terra: “Sei uno spettacolo anche da qui…parola mia” sorrise malizioso.
Blair si girò di scatto: “Guardati le mutande Bass!”
“Non le ho le mutande”
Blair inarcò un sopracciglio. Non riusciva a sopportarlo quando cominciava a volerle dare del filo da torcere. A lei. Proprio a lei. Alla Queen B.
“Bene…” sibilò Blair, scocciata, mentre si tirava su il vestito e chiudeva la lampo con un movimento veloce e frenetico della mano.
“E, a proposito: per il Ringraziamento non ho intenzione di vederti a casa mia…nessuno deve sapere di noi” concluse Blair infilandosi le scarpe.
“Sono gli altri che non devono sapere oppure sei tu che vuoi non sapere?” fece Chuck allusivo.
Blair alzò gli occhi al cielo: “Risparmiami il tuo momento di ingarbuglio filosofico, Bass…Nessuno dovrà venire a sapere di me e di te…nessuno, tantomeno Nate”
“Nate? Credevo fosse stato pizzicato con un’altra da Gossip Girl…” disse Chuck, in tono provocatorio.
Blair si sentì punta direttamente sul vivo.
“Bhè…quindi? Hai qualche problema?”
“No, io no…se non ne hai tu…”
“No…Nate può fare che cosa vuole…noi ci siamo lasciati, ricordi? O hai perso la memoria a breve termine?” fece Blair stizzita.
“Ti adoro quando mi insulti…”
“Ed io no…ecco perché ti insulto!”
“Ok…fine della chiacchierata? Avrei continuato volentieri a parlare con te ma ho sonno e vorrei dormire” tagliò corto Chuck.
Blair non rispose. Prese la via della porta.
“Ehy, Blair” la chiamò Chuck.
Blair si girò. Pensava stesse per dire qualche dolcezza nei suoi confronti…sì, ne era proprio convinta…il momento era proprio quello giusto…
“Non mi dai il bacino della buona notte?” sorrise ironico “così magari qui si ricomincia con il secondo round…sai, ho una certa voglia…”
“Sei una merda…” sibilò Blair, rabbiosa. “Non ti voglio più vedere…questa è stata l’ultima volta, mettitelo bene in testa…quindi smettila di seguirmi dappertutto, chiaro il discorso, Bass?”
“Chiaro, chiaro…Tanto ci rivedremo…”
“Non credo proprio”
“Io invece credo di sì…è sufficiente spendere altri 250.000 dollari da Tiffany e tu sei di nuovo mia…”
“Vai a farti fottere…” Blair chiuse la porta stizzita.
“Blair ormai tu sei mia, mettitelo in testa…io non ti mollo, e il gioco finisce quando lo decido io” disse Chuck alzando la voce mentre la ragazza usciva.
Blair imboccò il corridoio.
Aveva ancora sonno e voleva tornare a casa.
Questa era stata davvero l’ultima volta che si lasciava irretire da uno come Chuck Bass. Era sicura che non sarebbe più capitato. Mai più.
Mentre si trovava già in strada le squillò il Blackberry con insistenza. Lo raccolse nella borsa e lo aprì.

“Principessa, ti faccio infuriare perché quando ti incazzi sei ancora più bella…ho passato una bella nottata…ti auguro una buona giornata, un bacio. Sei mia.”

Blair inaspettatamente sorrise. Mise via il suo Blackberry nella borsa e si avvicinò alla strada per chiamare un taxi.
Bhè…magari quella non sarebbe stata l’ultima volta…allora forse la penultima? Ma sì…Poteva anche concederselo: non c’è due senza tre, in fondo.
Salì sul primo taxi fermo.
Si guardò nello specchietto dell’auto. Quella collana era a dir poco un pezzo stupendo. Sorrise ancora. In fondo Chuck Bass non era così male, l’importante era solo quello di non farglielo capire…
Blair sospirò. Prese il Blackberry dalla borsa. Lo riaprì.
Digitò un nuovo messaggio:

Sabato, 16 e 20, a casa mia.

**********
Spero vi piaccia ^________^

UN’ALTRA FAN FICTION…QUESTA VOLTA I PROTAGONISTI SONO I MIEI PREFERITI: CHUCK E BLAIR, DOPO IL LORO BALLO AL MATRIMONIO DI LILY E BART BASS…HO (COME AL SOLITO!) IPOTIZZATO UNA POSSIBILE SCENA DOPO CHE I DUE SI ALLONTANANO DALLA PISTA DA BALLO.
QUESTA FF NON HA LE PRETESE DI ESSERE “FANTASTICA”: L’HO SCRITTA IN NEMMENO UN’ORA! SOLO PER INGANNARE UN PO’ IL TEMPO, QUINDI E’ DA LEGGERE COME TALE VISTO CHE E’ SEMPLICISSIMA…

BUONA LETTURA!

DON’T STEAL MY CREATION.

Blair Waldorf™



TITOLO: NO MORE SECRETS, NO MORE LIES.




“Allora Chuck Bass è proprio diventato un gentiluomo?” ride Blair. Lo canzona: le piace così tanto farlo.
“Bhè…..diciamo anche che per amore cambiare è lecito”.
Blair gli sorride con dolcezza: “Per amore?” glielo ripete, quasi come se volesse sentirselo ripetere. Quasi ad ottenere una conferma di ciò che le sue orecchie hanno udito.
Forse perché stenta a credergli?
Chuck non le risponde questa volta.
Si ferma in mezzo alla pista da ballo dove un istante prima lui e Blair stavano ballando lentamente, e le prende la mano dirigendosi verso un posto più tranquillo.

Una stanza più appartata.
Lontani da tutto e da tutti.

Blair si fa trascinare da Chuck. Si siede su quel letto sconosciuto e lo guarda incuriosita.
Chuck chiude la porta.
“Allora?” Blair lo guarda con dolcezza ma anche con una certa curiosità.
“Bhè…non c’è poi così tanto da dire…” Chuck, che era rimasto fermo sulla porta, si avvicina a Blair seduta sul letto e la guarda.
“Sei bellissima…come quella sera al Victrola”
Blair ridacchia divertita al ricordo di quella sua prorompente esibizione Burlesque sul palco del Victrola, di fronte ad un Chuck estremamente interessato alle sue prodezze.
“E tu sei dolce…come non lo sei mai stato con me” risponde Blair.
“Non lo sono mai stato perché stavo aspettando una conferma”
“Quale sarebbe questa conferma?”
Chuck guarda Blair in maniera più intensa.
“Quella di essermi innamorato….di te, Blair Waldorf…”.
Blair è incredula: non può proprio credere che dalla bocca di Chuck Bass siano uscite quelle parole.
Rimane in silenzio.
E’ sorpresa.
Chuck, per tutta risposta, si siede accanto a lei sul letto.
“Ti ho lasciata senza parole, Waldorf?” ride Chuck “sono così bravo con la dialettica?” aggiunge.
“No, è che…sono senza parole, Chuck…davvero” Blair è scossa, emozionata.
“Bhè…allora dì di sì” la incoraggia Chuck.
“A che cosa, Chuck?”. Blair è ancora più curiosa.
“Alla nostra vacanza in Toscana…noi due soli…devi semplicemente dire di sì e fra due settimane saremo a Pisa…”.
Blair non riesce a fare a meno di mostrarsi sorpresa. Rimane letteralmente a bocca aperta.
“Se ti fa piacere puoi chiudere la bocca e baciarmi…che ne pensi?” dice Chuck con un sorriso divertito.
Blair non se lo fa ripetere due volte e subito lo bacia.
Intensamente.
Con il cuore.
Mentre si baciano, Chuck le accarezza la spalla nuda per poi salire al collo con estrema dolcezza.
Blair gli accarezza il viso. Quel suo viso così perfetto e pulito.
“Waldorf…”
“Dimmi, Bass”
“Ho paura di aver perso la testa per te…anche se l’ho persa dopo quella sera insieme, nella mia limousine…” riprende a baciarla “ma ora l’ho persa completamente…sono innamorato cotto”
Blair sorride, in quel loro bacio “Così mi lusinghi, Bass…faccio quest’effetto agli uomini?” lo sprona ironica.
“No…tu fai quest’effetto a me” Chuck la bacia con più insistenza.
“Chuck…credo che ora noi dovremmo andare” azzarda Blair, staccandosi da lui.
“Perché? Hai appuntamento con qualcuno?”
“No, ma….Serena….tuo padre….”
“Tutto può aspettare…”
“Ehy, davvero…così mi spaventi sul serio…che ne hai fatto di Chuck Bass? Chuck Bass l’arrogante? Chuck Bass il pieno di sé? Chuck Bass il porco pervertito…” Blair sorride sarcastica e si sdraia di più su quel letto.
“Perché, quello romantico non ti piace? Quello di prima aspetta il momento giusto per farsi rivedere…” Chuck ride. Si sdraia anche lui, accanto a Blair.
“Ah, ok…ora è tutto chiaro” risponde Blair.
“Però non mi hai ancora detto che verrai con me in Toscana…”
“Mmh…sai cosa ti dico?” Blair fa la misteriosa “che penso che verrò”
“Sul serio?”
“Sì, sul serio…staremo così tanto insieme che ti stuferai di me!” Blair accenna un sorriso.
“Io?! Stancarmi di te?! Tu sei matta…” dice Chuck con un’espressione ironica.
“Vedrai…”
Chuck le prende la mano.
“Tu non avresti mai potuto appartenere a qualcun altro…”
“Dici?”
“Sì, dico….tu potevi essere solo mia”
“Perché, mi hai comprata con i soldi del papà?” lo sbeffeggia Blair con un timido sorriso.
“No…ma devo dire che tu li varresti tutti, fino all’ultimo centesimo…”
“Come sei galante…”
“Solo per te”
Blair gli accarezza i capelli.
Quel ragazzo che ha davanti al momento non le sembra proprio Chuck Bass…
Sarà il suo gemello buono?
Un sosia?
“E poi se vorrai ti porterò anche a Parigi per la settimana della moda…ci divertiremo un mondo e ti comprerò tanti di quei vestiti che potrai cambiarti d’abito ad ogni ora del giorno!” esclama Chuck divertito.
“Allora prepara il portafogli, Bass, perché io sono una che adora i vestiti!” Blair ride.
Lo abbraccia.
Lo stringe.
Lo sente finalmente suo.
E sono liberi di stare insieme. Niente più segreti, niente più bugie.
“Ho un’altra cosa per te” disse Chuck, mettendosi a sedere.
“Cosa?” domanda Blair.
Chuck si alza dal letto. Si toglie la giacca e la poggia su una sedia lì accanto. Dalla giacca tira poi fuori un piccolo pacco.
“Per la ragazza più bella della festa” le sorride, porgendole il pacco “quella che è riuscita a portarmi via il cuore”.
Blair si mette a sedere, prende il mano il pacchetto. Lo apre: c’è una scatola quadrata.
“Aspetta…” Chuck le prende la scatola dalle mani. La apre con uno scatto.
Prende con la mano libera il braccio destro di Blair.
Dalla scatola ne fa emergere un piccolo bracciale fatto di perle ed oro bianco.
Blair guarda quella meraviglia: era molto simile alla collana che Chuck le aveva preso da Tiffany per il suo compleanno.
“Cosa è una regina senza i suoi gioielli?” dice Chuck, ammirando il suo regalo al polso di Blair.
Blair è compiaciuta.
“Ma questo è…” non riesce a terminare la frase.
“L’ho preso da Tiffany qualche giorno fa…dovevo solo trovare il coraggio di farmi avanti” Chuck posa la scatola su un comodino accanto al letto.
“E’…stupendo…Chuck, davvero…” Blair continua a guardarsi il polso, ammirando quello stupendo pezzo d’oro abbellito da perle deliziose.
“Completa la tua collana…quella che ti ho preso per il compleanno…indossali, mi farai contento” Chuck le accarezza una guancia.
Blair rimane in silenzio. Lo guarda negli occhi.
“Forse è troppo presto per dirti che ti amo?” gli sussurra, non smettendo di fissarlo negli occhi.
“Sì…te l’ho detto: voglio fare le cose per bene questa volta…” le sussurra in risposta Chuck.
Blair gli dà un piccolo bacio, quasi a sfiorare quelle labbra così belle, così invitanti, che aveva pensato non avrebbe potuto più avvicinare.
“Come in uno di quei film che ti piacciono tanto…quelli dal finale sempre perfetto…vero?” Chuck le prende il viso fra le mani.
“Sì…quelli dove Audrey o Marilyn vincono sempre alla fine…”
“Bhè…hai vinto anche tu, Regina B. …”
Blair sorride.
Era finito in quella maniera quel film con Blair Waldorf come protagonista?
Sì…
E lei si sentiva come Audrey Hepburn o Marilyn Monroe, le sue idole.
In quel preciso istante.
Quel film che era iniziato in maniera un po’ turbolenta nel retro della limousine di Chuck Bass, si stava concludendo in maniera alquanto speciale: vacanza romantica in Italia.
Questo finale aveva un po’ il gusto di “Vacanze Romane” con Audrey Hepburn…
Quindi non era un finale, bensì un’altra storia, un altro atto riguardante la sua vita…quella vera…
Adorava quelle storie e quelle attrici.
La vita di Queen B. era tutto un film.
“Allora se ti fa piacere, per domani io avrei un programmino…” cominciò a dire Chuck, con il tentativo di incuriosire Blair.
“Che cosa?”
“Che ne diresti di…una bella colazione da Tiffany?” sorrise, con quel suo sorriso da mascalzone.
Un adorabile mascalzone…
Arrogante ma dannatamente sexy…
Blair Waldorf era davvero felice.

Niente più segreti, niente più bugie?

**********************
Spero vi sia piaciuta...

PASSO E CHIUDO :D
 
Top
susyangel
view post Posted on 19/11/2008, 15:25




Sono Bellissimeeeeeeeeeeeeeeeeeee....
Soprattutto quelle su chuck/blair...Cm Mi Piaccionooo^_^ <3
Bravissima sul seriooooooo
 
Top
-Oliver-
view post Posted on 19/11/2008, 16:25




O.O
Hai mai pensato di scrivere un libro?
 
Top
Blair Waldorf™
view post Posted on 19/11/2008, 17:47




Grassssssie, siete troppo gentiliiiii XDDDDDDDDDDDD Quando ero più piccola volevo fare la scrittrice da grande, ai tempi delle elementari pechè facevo dei bei temini e mi ricordo che i maestri mi mandavano a farli leggere alle altre classi :rolleyes: però ora che sono grande non credo che diventerò scrittrice, mi diletto solo ogni tanto a scrivere perchè dopotutto mi piace molto :P

E visto che avete apprezzato, ve ne posto un'altra così mi dite cosa ve ne pare:

**********************************
ECCOVI LA MIA ULTIMA FAN FICTION. QUESTA VOLTA INCENTRATA SULLA RELAZIONE DAN/SERENA.
ISPIRATA ALLA CANZONE “SHE WILL BE LOVED” DEI MAROON 5.
NARRATA SOTTO IL PUNTO DI VISTA DI DAN HUMPHREY.

BUONA LETTURA!

CONSIGLIO DI ASCOLTARE LA MUSICA (SHE WILL BE LOVED DEI MAROON 5) DURANTE LA LETTURA PERCHE’ ISPIRA DAVVERO CIO’ CHE HO SCRITTO. (Le frasi in corsivo nel corso della narrazione sono le vere parole della canzone, soltanto tradotte in italiano! Mentre le altre sono mie)


DON’T STEAL MY CREATION!

Blair Waldorf™








TITOLO: She will be loved

Regina della bellezza, a soli 18 anni
Aveva dei problemi,
Lui era sempre lì ad aiutarla
Lei era sempre di qualcun altro


Era così bella, seducente…tutti i ragazzi della scuola erano innamorati di lei e dei suoi lunghi capelli biondi, me compreso…non era che una ragazzina ricca dell’Upper East Side.
Non era altri che Serena Van Der Woodsen.
Quella sera quando la baciai mi sentii come essere padrone di qualcosa, come di un diamante dal valore inestimabile che tutti mi avrebbero sempre invidiato.
Serena è sempre stata una ragazza solare, spontanea e così sorridente che quando la vedevo ed ero triste mi tornava subito l’allegria…non so come poterlo spiegare in altro modo quello che sentivo quando la vedevo.
Nonostante questo, era un temperamento molto ribelle, anticonvenzionalista: ragazza molto complicata.
Le sono sempre stato vicino per quanto ho potuto…sempre…
Ma ogni volta la sentivo sempre più irraggiungibile, sempre più diversa, sempre più perfetta rispetto a me…sempre più lontana…
E questa volta è successa la stessa cosa: Serena qualche settimana fa è cambiata…è diventata un’altra…aveva un grosso problema e io ne sono venuto a conoscenza solo ora.
Avrei potuto aiutarla…
Lei ha preferito confidare i suoi problemi, le sue paure, le sue ansie a qualcun altro però…
Mi addolora sapere.
Più di qualsiasi altra cosa.



Ho percorso chilometri e chilometri
Per ritornare alla tua porta
Ti ho avuta tantissime volte, ma in qualche modo
Vorrei di più.


Quante volte l’ho aiutata, quante volte le sono stato vicino e le ho dimostrato tutto il mio amore per lei…ma questo, in qualche maniera, non era mai abbastanza. Perlomeno per lei.
L’ho voluta a tutti costi, anche quando al Ballo delle Debuttanti sua madre e sua nonna non volevano che lei debuttasse in società al mio fianco…con Daniel Humphrey come suo cavaliere…io mi sono opposto, ho lottato per lei ed abbiamo vinto.
Alla festa in maschera non sarei dovuto andare perché non mi aveva invitato ma io all’ultimo momento ho fatto carte false per poter entrare a quella dannata festa e l’ho fatto, sono arrivato lì e l’ho baciata, le ho riconfessato i miei sentimenti per lei.
Non c’era nessun’altra che potesse prendere il suo posto…
Così è stato e sempre sarà.


Tante volte sei stata mia, S.
Ma altrettante volte non mi appartenevi…
Io avrei voluto di più da te…da noi…
Solo che tu non l’hai mai capito...



Non mi dispiace passare ogni giorno
Fuori, all’angolo della tua strada, sotto la pioggia scrosciante
Cercando la ragazza dal sorriso spezzato
Chiederle se vuole fermarsi un po’
E sarà amata
Sarà amata.




Ti ho lasciata, è vero…ma io continuerò ad amarti, e questo io però non te l’ho detto e forse non te lo dirò mai.
Dopo la sera del matrimonio di tua madre, passo spesso davanti a quella che ora è diventata casa tua.
So che tu sei dentro quell’edificio.
Dopo una prima volta, passato lì davanti per caso, ora ci passo ogni giorno.
Forse la mia speranza è quella di vederti, intravedere il tuo viso…Solo un mese fa tu eri mia…Volevi che tra noi fosse per sempre…

Poi un giorno, durante un temporale, l’ho vista…Serena… scendere le scale e oltrepassare il cancello: aveva il passo svelto e calpestava le pozzanghere mentre cercava un taxi.
Mi sono nascosto all’angolo della strada.
Non volevo che lei mi vedesse…
Però quel giorno notai il suo viso, che non era più quello di un mese prima: bello, solare, allegro, sorridente…
il suo sorriso era stato spazzato via…
Di lì a un tratto capii perché da allora sono andato lì ogni giorno ad aspettare che lei uscisse di casa perché io potessi vederla: cercavo quella ragazza…cercavo di guardarla, ammirarla…quella ragazza dal sorriso oramai spezzato.
Ma come smise di piovere quel giorno in cui l’ho vista, non può piovere per sempre…
Qualcun altro l’amerà, anche se non sarà mai abbastanza…nessuno potrà amarla tanto quanto l’ho amata e l’amo io…

Ma, tranquilla, S. : tu sarai amata.



Bussa alla mia finestra, suona alla mia porta
Vorrei farti sentire bellissima
So di tendere all’insicurezza
Non importa più.
Non sono sempre tutte rose e fiori
E’ il compromesso che ci fa andare avanti
Il mio cuore è pieno, e la mia porta è sempre aperta
Puoi venire quando vuoi, in qualsiasi momento.


Certe mattine io mi sveglio e l’unica cosa che desidero è che lei venga fin qui, fino a casa mia, al loft degli Humphrey, e che bussasse alla mia finestra o suonasse alla mia porta…io le aprirei, la bacerei, l’abbraccerei e le direi che non posso davvero vivere una vita senza di lei.
E poi le accarezzerei quei suoi capelli biondi, mossi e ribelli, e le sussurrerei all’orecchio quanto la amo e quanto lei sia bellissima, incantevole, meravigliosa…

Ti farei sentire una regina, S. …

So di essere una persona insicura, indecisa, incerta, confusa. Un poeta maledetto, solitario, sconosciuto. Ma tutto questo non importa più: sono diventato anonimo. Non sono più nessuno.
Senza di te, Serena Van Der Woodsen, sono ancora più zero di quanto già non lo fossi prima di innamorarmi di te.
Non importa più chi io sia…
Prima ero Dan Humphrey, ora sono uno zero. E a nessuno importa.
Neanche a te.
E’ finita.
Davvero finita.
Non ho mai sostenuto che la nostra storia fosse perfetta: i momenti di crisi, di sconforto e di incomprensione c’erano, ma finché noi ci trovavamo oltre tre metri sopra il cielo ciò non ci disturbava.
Ora questo è tutto finito. Non c’è più.

E allora perché desidero ancora che lei bussi alla mia porta un giorno?
Perché spero che quando la mattina suona il postino e vado ad aprire vorrei tanto trovarmi lei di fronte all’uscio di casa?
Perché?



So dove ti nascondi
Sola, nella tua macchina
Conosco tutte le cose che ti rendono ciò che sei
So che arrivederci non significa assolutamente nulla
Torna indietro e mi prega di sostenerla ogni volta che cadrà.


Ogni giorno che ti vedo…sei sempre più bella, dolce Serena.
Ma quel tuo viso è così triste…sei ancora così sola…
Questa estate sta passando e come è iniziata sta finendo, e io so bene tu dove ti celi: a casa tua, in camera, sotto le coperte invernali anche se è estate oramai, dietro i vetri neri della limousine dei Bass, la tua nuova famiglia...
Ti vedo, ti osservo, ti scruto.
Ma tu non mi guardi.
Ti ho detto addio e ora vorrei tanto non averlo mai detto…
Ma poi mi persuado e penso di aver fatto la cosa giusta sia per te che per me.
Ti conosco, so quello che sei e quanto tu valga.
Quel “Sono io che voglio rompere” non significa assolutamente nulla, dopotutto…è solo un arrivederci, non un vero addio…
Ci vedremo a scuola.
Proverò a parlarti.
Ti chiederò come hai passato l’estate.
Ma te lo chiederò sapendo che cosa hai fatto perché io ti ho vista tutti i giorni e tu neanche lo sai.
Non mi potrai ingannare con le parole questa volta.
Io sono sempre stato lì, dietro l’angolo della tua strada.
Ma sei tu che non mi vedi e non mi vedrai…
Devo dirti addio.
Devo toglierti dal cuore.


Per favore, non cercare con tutte le tue forze di dire arrivederci
Per favore, non cercare con tutte le tue forze di dire arrivederci.


No, non voglio dirti addio…sto impazzendo. Sono confuso. Io ti voglio ancora.
Ti prego, Dan: ripensaci.
Ti prego, Dan: parlale, chiarisci e torna con lei. Ad ammirare quel suo sorriso di nuovo solare e pieno di vita.
Per favore, cuore mio: non costringermi con tutte le tue forze di dire arrivederci per sempre.
Non vivo più…



Non mi dispiace passare ogni giorno
Fuori, all’angolo della tua strada, nella pioggia scrosciante.


Ma nonostante tutto, io passo ancora tutti i giorni davanti a casa tua, e tutti i giorni aspetto di vederti uscire prima di tornarmene a casa.
Sotto la pioggia scrosciante che cade incessante nel mio cuore e sulla mia anima, annegandoli giorno dopo giorno, io vengo da te ogni giorno.
E non mi dispiace.
Anzi, dopotutto credo che verrò sempre.
Continuerò a venirci.
Anche se tu mai più mi parlerai.


Prova con tutte le tue forze a dire arrivederci.


Questo perché il mio era un addio.
In fondo era sul serio un addio.
Un vero addio.
Non ti rivedrò più sorridere come una bambina sulle mie ginocchia.
Non ti rivedrò più baciarmi mentre ridi.
Non ti rivedrò più mangiarti di tanto in tanto le unghie.
Non ti rivedrò più sognare un futuro con me e dire che sarà per sempre.
Non ti rivedrò mai più.
Il mio era un vero arrivederci, suppongo.
Ed ora ti prego cuore mio, malato di un male chiamato “amore”, prova con tutte le tue forze a dire arrivederci.
Anche se so che soffrirò, come soffro ora…
Addio…

Ma non esser triste, S. : anche tu sarai amata…da qualcun altro che non sono io, ma sarai amata…


**********************

Spero che vi piaccia, le frasi in corsivo sono le parole della canzone, proprio ;)
 
Top
Vanessa Abrams
view post Posted on 19/11/2008, 21:52




belle!!!!! sopratutto la prima :D
 
Top
-Oliver-
view post Posted on 20/11/2008, 14:10




Mi è piaciuto di più quello di Chuck ma anche questo non è male ^^
 
Top
susyangel
view post Posted on 20/11/2008, 15:42




Bell Bella Bella Bella.....
Ma Che Fai Diventi Ogni gg Pià Brva???
Mi Passi Un Pò Di Capacità x Scrivere Così??^_^
ehehe
Cmq Bellissima certo se c fossero stati B & C!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 
Top
Blair Waldorf™
view post Posted on 21/11/2008, 11:03




eheheheheheh ma arrossisco!!! Siete un pubblico troppo gentile XDDDD
Ve ne posto un'altra, allora:

***********************************
UN’ENNESIMA FAN FICTION…FRESCA FRESCA…CI HO PENSATO PER DEI GIORNI E FINALMENTE ECCOLA SCRITTA E PRONTA DA LEGGERE! I PERSONAGGI SONO CHUCK E SERENA, MOLTO IMPROPONIBILI??? HO CERCATO DI RICOSTRUIRE UNA SCENA DELL’EPISODIO 15, DESPERATELY SEEKING SERENA, SUPPONENDO GLI AVVENIMENTI DOPO LA SCENA IN CUI SERENA AL LOCALE CON GEORGINA ED UBRIACA CHIEDE AIUTO A CHUCK PER TELEFONO. E’ SCRITTA DAL PUNTO DI VISTA DI CHUCK, IN PRIMA PERSONA…QUALI SENTIMENTI POSSONO ESSERCI FRA CHUCK E SERENA, FUTURI “FRATELLI” PER L’IMMINENTE MATRIMONIO DI LILY VAN DER WOODSEN E BART BASS? LEGGETE E TENTATE DI SCOPRIRLO…

BUONA LETTURA!
DON’T STEAL MY CREATION, PLEASE!
Blair Waldorf™



TITOLO: SWAY

“Sono stupida, davvero, davvero, davvero, davvero stupida” dice Serena con la lingua impastata dall’altra parte del ricevitore.
“Non sembri stupida, sembri ubriaca. In cosa ti sei cacciata?” le chiedo, mentre mi metto l’orologio.
“Georgina. La buona notizia è che non vuole far altro che divertirsi…la cattiva notizia è che mi sono divertita” mi risponde Serena con la voce tesa. Non appena ha pronunciato quel nome ho subito intuito cosa fosse successo; Georgina significa solo una cosa: semplicemente GUAI.
“Dovrei essere a studiare da Dan…l’ho chiamato per dirgli che avrei fatto tardi, ma non così tardi…devo chiamarlo e dirgli…” aggiunge Serena. Mi sembra parecchio sconsolata.
Io completo la sua frase: “…Che invece di studiare con lui eri fuori con la tua vecchia amica Georgina”. Semplice.
“No, non voglio che sappia che esiste” è, però, la risposta di Serena.
Rimango in silenzio dall’altra parte dell’apparecchio. Devo ammettere che un po’ ci godo a sapere che S. ha piantato Humphrey a casa a studiare da solo quando avrebbero dovuto farlo insieme…
Poi accade l’inspiegabile.
“Mi puoi aiutare?” mi chiede Serena, questa volta con tono supplichevole.
E’ proprio ubriaca.
Io prontamente le rispondo: “Dimmi che hai bisogno di me…”. E’ più forte di me, voglio sentirla supplicarmi anche se dovesse essere la prima e l’ultima volta che capita.
Lei strilla: “Chuck!”. Sembra infastidita. Ma sempre ubriaca.
Io la schernisco con fare ironico: “Sentirti urlare il mio nome è più che sufficiente…Me ne occuperò io e ti passerò a prendere tra dieci minuti” concludo la telefonata senza attendere una sua risposta.
E’ proprio la fine del mondo…l’apocalisse…Serena Van Der Woodsen che mi chiama a tarda sera per chiedermi aiuto…Sa di finzione.
Telefono subito a quello sfigato del suo ragazzo: ne avrei volentieri fatto a meno, ma le ho promesso che avrei sistemato tutto io. Quindi lo devo fare.
“Serena ha un’intossicazione alimentare…sta troppo male per venire a giocare con te” dico al telefono ad Humphrey, che sembra non volermi credere.
“In bagno il telefono non prende…e la mia povera sorella malata ha richiesto la mia assistenza per la questione, quindi mettiamola così Humphrey: non verrà. Non provare a chiamarla” dico secco a Dan Humphrey.
“Humphrey è sempre un piacere” concludo la seconda telefonata della serata. Ironico Chuck Bass. Non gli do neanche il tempo di ribattere.
Chuck Bass 2, Dan Humphrey 0 spaccato.
Mi alzo dal divano e mi infilo velocemente la giacca.
Una volta sceso in strada chiamo il mio autista. Gli do veloci indicazioni e salgo sul sedile posteriore della mia limousine.
Non nego di essere anche solo un po’ preoccupato per Serena: al telefono l’ho sentita chiaramente ubriaca…non era certamente lucida e sobria. Non voglio che si metta nei guai, sono sicuro che Bart prenderebbe la palla al balzo per prendersela ancora con me. Anche se questa volta non centro.
Georgina…un nome, un perché: la mia prima scopata. In prima media. L’ho persa con lei la mia verginità. Ed è da allora che la evito.
“Ti dispiacerebbe andare più veloce? Non voglio arrivare al locale domani mattina” rimprovero l’autista che, sempre silenzioso, aumenta la velocità per accontentarmi.
Tutti sono sempre pronti a farlo, perché sono un Bass, ecco tutto.

Nel giro di dieci minuti esatti sono al locale. Entro con la mia solita nonchalance nonostante la musica frastornante e la gente ammassata che conversa gridando per farsi sentire sopra la musica.
Sono infastidito. Non mi piace questo posto.
Mi faccio strada tra la folla e mi chiedo dove possa essere Serena.
Mi guardo intorno ma non c’è traccia di lei.
Quando mi ha telefonato non si sentiva il frastuono della musica, quindi suppongo che possa essere nei bagni o sul retro…non so perché ma giurerei che si trova proprio sul retro, nella rimessa del locale, in mezzo alle bottiglie ed ai cassoni. Non è il posto adatto per Serena Van Der Woodsen. Ecco perché mi precipito subito in quella direzione, sempre con passo felpato e con la vista ben attenta per cogliere qualsiasi cosa mi accada intorno.
La verità è che non voglio incontrare Georgina. Quella pazza psicopatica di Georgina.
Ma voglio trovare Serena.
Una volta girato l’angolo mi ritrovo nella rimessa sul retro del bar. Con la schiena al muro c’è Serena, occhi chiusi e respiro irregolare.
“Ehy” dico, una volta vista Serena. Lei non si muove nemmeno di un millimetro, gira la testa di pochi gradi e apre gli occhi: “Sei tu…so che in condizioni normali non te lo direi mai, ma menomale che sei venuto…” sussurra a mezza voce.
“E’ tutto ok?” le chiedo. Domanda un po’ troppo scontata. Risposta che lo è altrettanto.
Serena, che si era di nuovo girata con il viso rivolto al muro di fronte a lei, mi rivolge solo una semplice occhiata senza profferir parola. E’ evidente che non è tutto ok.
“Dai, ti riporto a casa…” dico, facendo la mossa di avvicinarmi per aiutarla ad alzarsi.
“No, Chuck…” dice Serena in un soffio, tenendosi la testa con la mano.
“Cosa significa “No, Chuck”?” le chiedo, leggermente sorpreso.
“Significa no, Chuck…non voglio che mia madre o Erik o ancora peggio, tuo padre, possano vedermi ridotta in questo stato” fa una pausa “mia madre è convinta che io non abbia più bevuto da quando sono tornata dal college…non voglio darle altre preoccupazioni…mi capisci?”. Sembra realmente preoccupata. Ha lo stesso tono di quando poco prima al telefono mi parlava di Dan Humphrey e del mancato appuntamento con lui.
Mi siedo accanto a lei. Poggio anch’io la schiena al muro. E’ strano essere proprio contro lo stesso muro di Serena Van Der Woodsen. Alquanto bizzarro. Qualche settimana fa non mi avrebbe mai permesso di starle così vicino, mi avrebbe allontanato all’istante dicendomi che ero solo un porco approfittatore.
Ma è ubriaca stasera.
Serena è di nuovo in silenzio.
“Ho combinato un casino…”
“Vale a dire?” gli chiedo, curioso.
“Che…che quando Georgina mi ha proposto un Cosmopolitan non volevo accettare…poi sai com’è lei…mi ha convinta a berne solamente uno…ed io…” Serena smette di parlare.
“…E da lì ne hai bevuti un’altra decina…so come vanno a finire queste cose, e conosco Georgina” concludo la frase di Serena.
“Poi abbiamo rimorchiato due tipi sconosciuti che ci hanno offerto altri giri…poi è tutto confuso…non ricordo bene…”
“Bhè, da come la vedo io li avete accettati tutti quei giri…” dico, ironico ma con delicatezza.
“So solo che me ne sono andata e che sono riuscita a rifugiarmi qui…” dice, con la voce arrochita dall’alcool.
“Nulla di irreparabile, comunque…io da come parlavi al telefono già immaginavo di tutto” dico, con un mezzo sorriso.
“Cioè?”
“Alcool, cocaina, gente nuda che balla sul bancone, tu che ficchi la lingua in bocca a mezzo locale…”
“Chuck…”
“Ma non mi sarebbe sembrata comunque una tragedia…ricordati sempre che stai parlando con Chuck Bass”
“Hai chiamato Dan?” mi guarda intensamente. Forse ha paura che io non l’abbia avvertito? Sì, è così.
“Bhè…” faccio passare volutamente degli istanti, per aumentare la sua curiosità “Sì…ci tenevo a dirti che è un idiota”. Un piccolo fuori tema tipico di Chuck Bass. Voglio solo temporeggiare quel tanto che basta per farla preoccupare.
Sono perfido.
“Chuck…”
“Tu hai un’intossicazione alimentare ed io sono stato con te tutta la sera ad aiutarti…ok?”
“Ok…grazie” sussurra “non potevo di certo chiamarlo io…non voglio che lui sappia di stasera…non deve saperlo assolutamente…”
“Da me stai certa che non scoprirà niente: odio addirittura doverlo salutare…e sai bene che se posso ne faccio volentieri a meno!”
“Ecco perché ti ho cercato…”
“Perché odio Dan Humphrey?”
“No…perché sai mantenere un segreto…”
“Davvero?”
“Sì…penso di sì…”
“Quanta fiducia hai in me, Van Der Woodsen” sorrido con fare sarcastico “…o dovrei dire, Bass?”
“Non posso proprio crederci che diventeremo fratelli” sibila Serena appoggiandosi ancora di più al muro.
Io comincio a sentire un briciolo di mal di schiena. Ma taccio.
“Fratellastri…non è la stessa cosa”
“Per me sì…non ho intenzione di venire a letto con te, Chuck…anche se sono ubriaca…quindi non farti strane idee”
“Io mi sono precipitato qui pensando che sarebbe finalmente stato facile sfilarti le mutandine…o perizoma?” la guardo, con una smorfia.
“Sei davvero interessato all’intimo di tua sorella?”
“Bhè…sì e no”
Serena rimane nuovamente silenziosa.
“Dai, ti aiuto ad alzarti…ce ne andiamo”
“Dove?” mi chiede Serena con aria assente.
“Nella mia suite…tua madre non potrebbe mai vederti lì”
Mi alzo da terra e la sollevo con delicatezza prendendola dalle ascelle.
“Ce la fai a camminare?”
“Chuck…sono ubriaca…”
“Ok, ok” ho capito l’antifona. “Reggiti a me…” la invito ad utilizzarmi come sostegno “Non ti violento…non c’è proprio storia con le ragazze ubriache…quindi appoggiati a me” aggiungo, per rassicurarla.
E’ un po’ ritrosa, ma sembra che si stia fidando. Sento la sua spalla sudata contro la mia, mentre con un braccio la tengo sollevata dalla schiena.
Solo pochi mesi fa avrei dato un terzo del mio conto in banca pur di poter avere fra le mani Serena Van Der Woodsen ubriaca, confusa e bisognosa del mio aiuto. Ora riesco solo a pensare che devo portarla fuori da questo lurido posto decadente.
“Non fare le gambe molli e non chiudere gli occhi…mi capisci?”
“Chuck, sono ubriaca non rimbambita…”
“Era solo per assicurarmi che non cadessi a terra…non voglio rovinarmi la felpa nuova nell’afferrarti” dico, fingendo noncuranza nei suoi confronti. “E’ cachemire, ed è un Dolce & Gabbana…un pezzo unico..fai attenzione” preciso.
“Sei sempre il solito….”
“Dopo stasera anche tu sei tornata la solita di sempre…!”
Serena rimane in silenzio nonostante la mia volontaria provocazione nei suoi confronti.
“E non vomitarmi addosso…io ti ho avvertito che è un Dolce…e le scarpe le ho comprate stamattina, sono Gucci…nuove nuove…” aggiungo.
Arriviamo in questa maniera alla limousine. Mi fermo.
“Siamo arrivati…ora dovrai solo entrare…credi di farcela?” le chiedo, aspettando una sua risposta.
“No…credo di no” mi dice Serena, muovendo un passo barcollante.
“Rimani attaccata a me e cerca di sederti sul sedile”
Serena si piega all’indietro. Ad un certo punto, ancora troppo lontana dall’apertura della macchina, barcolla e una gamba le cede improvvisa. Per non cadere, di riflesso, mi afferra con le due mani per il collo.
Per un attimo sento il respiro mozzarsi in gola. L’aiuto a sedersi sul sedile posteriore.
Poi finalmente ricomincio a respirare.
“Ti sei fatto male? Mi dispiace, ma stavo cadendo…” si giustifica Serena.
“Tutto bene…ma la prossima volta cerca di non uccidermi…solo questo….credi di poterlo fare?” dico in maniera sarcastica, sistemandomi accanto a lei sul sedile.
“Mi dispiace, non l’ho fatto apposta, Chuck…”
“Ok…ho capito…” taglio corto. “Portami al ‘The Palace’…” ordino all’autista che, sempre senza profferir parola, mette in moto e parte.
Fra dieci minuti scarsi saremo nella mia suite. Io e Serena Van Der Woodsen. Che serata bizzarra. Stamattina non me lo sarei mai potuto immaginare…
Durante il viaggio vedo Serena socchiudere gli occhi. Ha preso proprio una bella sbronza, la ragazza…
Una volta arrivati di fronte al The Palace Hotel, faccio per chiamare Serena ma vedo che dorme.
“Ha bisogno d’aiuto, signor Bass?” mi chiede l’autista, una volta a motore spento, guardandomi dallo specchietto retrovisore.
“No, no…faccio da me” dico, afferrando Serena e trascinandola il più delicatamente possibile fuori dalla limousine.
La prendo in braccio. E’ a peso morto e non è proprio un carico leggero da trasportare…
Una volta nella Hall prendo velocemente l’ascensore. L’hotel è ormai quasi deserto: sarà da poco passata l’una di notte, immagino.
Meglio…
Entro nella mia suite, con non poca difficoltà avendo Serena ancora in braccio che sembra pesare di più ad ogni passo che faccio.
Una volta entrato la adagio sul mio lettone a due piazze e mi posiziono davanti allo specchio per sistemarmi il maglione e i capelli leggermente scomposti dopo la faticosa ascesa.
Dopodiché mi dirigo verso il tavolo in centro stanza.
In pochi minuti le preparo un bel bibitone: una di quelle bombe, il cui semplice odore mi fa rivoltare perché mi ricorda il “mattino dopo” delle mie ormai innumerevoli sbronze…e poi il post-party successivo che consumavo nel bagno, abbracciato al gabinetto. Sublime. Fine ricordo.
Ormai lo preparo velocemente, come fosse prendere acqua o scotch dal mini-bar.
Mi siedo sul bordo del letto e appoggio il bicchiere sul comodino. Frizza. Ed ha un sapore disgustoso. Lo so senza neanche avvicinarlo al viso, lo ricordo troppo bene di cosa sa…
“Ehy…sei morta?” la scuoto “siamo arrivati, devi prendere questo…” prendo il bicchiere fra le mani.
“N…No…” biascica lei aprendo un attimo gli occhi.
“Sì, devi…o vuoi passare la mattinata intera con un’ emicrania che finirà per mandarti al manicomio? Su, fidati…lo devi bere” le spiego, con molta pazienza. Forse fin troppa da parte mia, rispetto a ciò che vien detta “la consuetudine”.
Serena si mette a sedere vacillando anche sul materasso.
“Bevi veloce…anche non tutto subito…dopo starai meglio, te lo assicuro”
“Lo faccio solo perché mi sembra di stare in mezzo all’oceano in burrasca e non lo reggo più tutto questo giramento di mondo intorno…non mi reggo in piedi…” sussurra debolmente Serena, seduta, prendendo in mano il bicchiere che le porgo.
**
Quindici minuti più tardi Serena esce dal bagno. Indossa il mio accappatoio. Si è fatta un bagno nella mia vasca ad idromassaggio.
“Come ti senti? Va meglio, non è vero?” le chiedo, ancora seduto sul bordo del mio letto.
Serena sorride debolmente: “Sì, meglio…anche se ho avuto giorni decisamente migliori di questo, te lo assicuro!”
“Non ho dubbi”
“Neanche io…”
“Per la prossima sbronza io sono sempre qui…”
“Non ce ne sarà una prossima, Chuck…”
“Sicura?”. Azzardo volutamente.
“Sì…spero tu mi abbia guardata bene perché non mi ci vedrai più così ubriaca”
“Ok…se lo dici tu, ci credo…ma anche io mi son detto così dopo l’ultima vomitata in quello stesso bagno…” utilizzo un tono misto di ironia e melodramma “E’ il ciclo della vita, S. Purtroppo siamo vittime del Sistema…Tu come me…non si può dir di no”
“Anche andare a donne è essere vittime del Sistema, allora?” sentenzia Serena.
Sorrido. Vedo che si è ripresa. E’ la stessa Serena di stamattina a colazione, perlomeno.
“Hai voglia di dormire?” le chiedo alzandomi dal letto.
“Sì…voglio dimenticare questa serata…”
“Ti lascio sola, allora” mi avvio verso la porta di uscita dalla suite.
“Chuck”. Serena mi chiama improvvisamente prima che io abbandoni la stanza.
Mi volto. “Di cosa hai bisogno?”
“Resta”
Sono sorpreso. Serena mi sta davvero chiedendo di restare o è un tranello teso solo per prendermi in giro ancora un po’?
“Cosa ti senti? Stai male?”
“No…però vorrei che tu restassi”
“Con te?”
“Sì, Chuck”
“Perché?”
“Tu resta”
“Non volevi dormire?”
“Perché, se ci sei tu accanto a me non posso?” chiede Serena, poi aggiunge “mi hai dato la tua parola che non mi violenterai ed io… sai che c’è? Mi fido di te, dopo che stasera sei corso a prendermi…”
“Non è stato nulla di speciale…”
“Per me sì…avevo davvero bisogno di aiuto”
“Me l’hai già detto…lo so”
Rimango in piedi al lato del letto. Serena è ancora immobile che mi fissa.
“Allora? Sono qui” dico, fingendo di essermi scocciato dei suoi capricci.
“Bass ma sei ubriaco anche tu, per caso? Sul letto…come pensi di dormire in piedi?”
Rimango in silenzio. Mantengo la mia espressione fredda anche se sono a dir poco sorpreso ed emozionato.
Ma Serena ha buttato anche il cervello nel water insieme ai dieci Cosmopolitan?
Poi mi siedo sul letto, fino a sdraiarmi, con la schiena poggiata contro il muro.
Serena mi si avvicina. Poggia la testa contro la mia spalla, le braccia contro il mio petto.
Ho un sussulto. Se ne sarà accorta?
“Non so proprio come ringraziarti per essere subito venuto da me quando ti ho chiamato…” mi dice, parlando nella mia spalla, sul mio maglioncino Dolce & Gabbana di cachemire.
“Non ci vedo la cosa speciale…” azzardo.
“Grazie Chuck…avevo paura che non saremmo riusciti a convivere sotto lo stesso tetto. Ma mi sbagliavo…”
Rimango in silenzio. Il suo corpo preme contro il mio…se un mese fa mi sarei potuto vedere come sono stasera, mi sarei subito dato una pacca sulla spalla: sono irresistibile. Ma Serena non ci sta provando…mi sta semplicemente dimostrando la sua gratitudine per essere corso in suo aiuto in maniera così rapida.
L’ho capito. Ed è per questo che non dico nulla e la lascio parlare.
“Mi dispiace che tuo padre ti abbia buttato fuori casa…a causa mia”
“Bhè…io la penso così: le pecore nere hanno un recinto a parte…”
“Ah sì?”
“Sì…però io penso anche che mi ci sia buttato volutamente dall’altra parte del recinto, quindi non devi scusarti…stare insieme a lui in fondo un po’ mi opprimeva…mi mancava il respiro a stare lì dentro”
“Allora nessun rancore?”
“Non te ne ho mai portato e non te ne porterei mai…”
Si stringe ancora di più contro di me. Porto un braccio a cingerle le spalle.
Da quando sono così sentimentale? Mah…Chuck Bass sta proprio perdendo colpi…
“Posso dirti una cosa? Però non devi ridere…” dice, poi, improvvisamente.
“Ok…non rido….ma non darmene motivo”
“In questo momento sento di tenere a te alla stessa maniera in cui tengo ad Erik…”
Rimango stupito. Non pensavo che mi avrebbe detto una cosa del genere. Ma stranamente né rido né mi ribello.
Non dico niente.
“Ho avuto una paura quando mi sono trovata ubriaca nel giro di due secondi…” la voce di Serena è rotta dal pianto.
Ma perché sta piangendo ora?
“Per me è difficile rivedere Georgina…Davvero difficile…e ora lei è tornata…quando stamattina l’ho rivista a scuola volevo non credere ai miei occhi…” piange.
Ma perché sta continuando a piangere? Continuo a non capire…che cosa c’è di così grave nel ritorno di Georgina? E’ una pazza, una demente socialmente pericolosa, ma non vedo cosa ci sia da preoccuparsi tanto…
Serena nasconde qualcosa? E’ evidente.
Ma non ho voglia di chiederle niente. Lei continua a piangere, un pianto silenzioso.
Il mio maglioncino si starà bagnando…
Poi faccio un gesto inconsueto, almeno per me, e la stringo fra le braccia. L’abbraccio e sento che lei fa altrettanto, invece di schiaffeggiarmi e di lasciarmi un livido in faccia come avrebbe fatto solo ieri se avessi provato a sfiorarla anche solo con un dito.
Poi non parla più. E neanche io. Ci sciogliamo lentamente dall’abbraccio e, sempre muto, io l’aiuto a sistemarsi meglio sul letto.
Lei rimane schiacciata contro di me, con il braccio destro poggiato sulla mia pancia e la testa contro la mia.
Dopo qualche minuto la sento dormire. Voglio rimanere sveglio per vegliarla.
Per il Chuck Bass che c’è in me non è facile accettare ciò che è successo. Sono un po’ confuso.
Chuck Bass si sta dunque rammollendo? Bhè, quello che è sicuro è che sta diventando un sentimentale…prima l’amore per Waldorf e subito dopo quest’affetto inspiegabile per Serena Van Der Woodsen…
Non è che mi sto lasciando troppo andare alle carinerie?
Io non credo…
In fondo presto Serena diventerà mia sorella…saremo fratelli…
…e la verità è che io ho sempre desiderato avere una sorella, è un ricordo che conservo dei giorni in cui ero bambino…ma non lo dirò mai a nessuno, Serena compresa.
Ho sempre pensato che un po’ di compagnia non mi potesse far male.
Quindi perché allontanare S. ora?
Nel sonno Serena mi tira un calcio, bofonchia qualcosa e poi mi stringe di più.
Anche io provo qualcosa di diverso per lei…qualcosa che non mi so spiegare, ma non è qualcosa che ha a che fare con il sesso o almeno non ha la pretesa di sembrarlo…
Ci tengo a lei, e per questo sono corso subito in suo aiuto.
Dan Humphrey non sarebbe mai stato in grado di riservarle un trattamento come quello che le ho messo a disposizione io…Uomo inutile…Mi chiedo perché si sia accompagnata ad un individuo simile…
Sono contento che sia rimasto fuori dalla questione.
Ci sono io qui con lei, e credo sia già più che sufficiente.
Tiene a me nello stesso modo in cui tiene a suo fratello…quello vero, di sangue…
Trovo strana la mia euforia ma ciò che ha detto mi lusinga anche se faccio di tutto per non mostrarlo.
Forse è perché sono io il primo ad accettare di avere dei sentimenti e delle debolezze? Sì, è così…
E ora Serena, l’oggetto di certi miei desideri e di alcuni sogni, sta diventando davvero mia sorella…sta capitando sul serio…come in uno di quegli assurdi film…
Prima di rendermi conto di qualsiasi cosa, non mi accorgo che però scivolo anche io nel sonno nonostante la posizione scomoda.
Tanto meglio.
Domattina avrò già dimenticato tutto e sicuramente anche lei. Compresa quella frase che mi vortica in testa anche nel sonno, piuttosto agitato.
“In questo momento sento di tenere a te alla stessa maniera in cui tengo ad Erik…”
Scivolo nel sonno profondo, nonostante i movimenti di Serena che mi disturbano un po’.
Ma non fa niente…
Visto che ora è quasi ufficialmente mia sorella glielo concedo…
Anche se darei mezzo patrimonio di Bart Bass per poterla vedere nuda almeno una volta, e mentre facciamo sesso in questo stesso letto sentirla stringermi i fianchi e graffiarmi la schiena con le unghie, per poi gridare il mio nome…
Sono Chuck Bass.
***********************
 
Top
-Oliver-
view post Posted on 21/11/2008, 14:43




Complimenti ^^
Mi è piaciuto molto...
 
Top
90 replies since 23/8/2008, 11:28   5982 views
  Share